Mario Borzaga
                                                                      Missionario martire nel Laos 
                                                                                    1932-1960

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“Pregava, riusciva negli studi, sognava"         

Mario Borzaga nasce a Trento il 27 agosto 1932. Da ragazzo alquanto vivace e amante dell’avventura,  provava gusto a  salire sugli alberi,  percorrere le strade della città inforcando la bicicletta troppo grande per la  sua età.  Il clima profondamente cristiano della famiglia, l’esempio dei genitori e la frequenza dell’oratorio,  hanno senza dubbio disposto l’animo del ragazzo a sentire la vocazione al sacerdozio. Nel seminario minore ebbe la fortuna di avere come confessore e padre spirituale don Eugenio Bernardi, sacerdote esemplare, molto colto e stimato, il quale infuse in Mario una grande amore per Gesù sacerdote e vittima e per la madre Maria. In quel tempo, scrive Mario, “amavo Gesù sacramentato e Maria, pregavo, la scuola riusciva bene, sognavo”.

Sogno missionario         

Da giovane, nel seminario maggiore, amava le gite in alta montagna; gli piaceva contemplare i maestosi panorami dei monti e delle valli. Siffatte preferenze verso la natura hanno fatto maturare in lui un delicato e poetico  senso di osservazione verso persone e cose che si è poi riversato nei suoi scritti. I compagni vedevano che la sua attraente immagine esterna nascondeva anche una ricchezza spirituale interiore che faceva presentire un destino più impegnativo. Infatti, dopo aver ascoltato alcune conferenze di un missionario, Mario sentì fortemente una disposizione per l’apostolato di frontiera.
         
Per arruolarsi tra i missionari bisogna fare delle rinunce: vivere lontano dal calore della amata famiglia; separarsi dalla compagnia degli amici di scuola. Egli si è messo subito al lavoro nell’anno di noviziato descritto da lui come : “… anno nel quale si assaggiano le nostre possibilità di completa donazione al Signore, un anno nel quale ci si trova a rinunziare, a svuotarci completamente di noi stessi, come si svuoterebbe un sacco di immondizie, senza rimpianti, senza lamentele”. 

Un sogno che prende la forma di un dono di sé         

Durante gli studi di teologia, che hanno seguito il noviziato, si è incamminato verso un traguardo ben preciso; raggiungere la più piena conformazione a Cristo sacerdote, vittima e apostolo percorrendo due strade: l’Eucaristia e la Vergine Immacolata. L’Eucaristia è il pane spezzato frutto del sacrificio della Croce, cioè dell’amore; la Vergine Immacolata ha dato Gesù al mondo e lui deve imitarla fino a diventare come lei, donatore di Cristo.

Nel Laos: la dura realtà         

Munito di questo bagaglio, Mario ha affrontato la sua azione missionaria. Nel Laos, uno dei paesi più poveri di questa terra con una minima percentuale di cristiani, Mario a differenza degli altri missionari partiti con lui dall’Italia, ha avuto un corso tutto diverso. Mentre gli alti cinque hanno raggiunto subito un territorio, lui inspiegabilmente passò circa un anno nelle retrovie della missione. Nel diario dichiara apertamente che è stato il più duro periodo della sua vita missionaria, ma  il suo amore per il grande amico non è venuto meno; è stato il primo assaggio della durezza di quella missione.

Kiukatian         

In quell’inizio di missione il dislocamento dei missionari veniva organizzato gradatamente. Arrivò anche il turno di Mario a cui venne affidata una missione bene avviata. Ma, se era bene avviata per il missionario che partiva, era tutta nuova per lui, giovane di 26 anni. Il volume di lavoro di quella stazione missionaria era chiaramente superiore alle sue forze: cura dei cristiani già convertiti, apostolato per i lontani, apprendimento di una nuova lingua, scuola per nuovi catechisti, file giornaliere di ammalati da soccorrere. Mario ha sentito profondamente tutta la sua responsabilità. Invece di un cedimento, egli ha saputo trovare nel suo  grande amore a Gesù la forza di continuare fidando unicamente nella convinzione che era in quel posto per volontà di Dio.          
La sua breve esistenza,  27 anni ancora da compiere,  ha avuto fine nella solitudine della foresta, lungo una pista di montagna, mentre tornava con il suo catechista da un viaggio apostolico. Forse stavano parlando di progetti più avanzati, forse pregavano, oppure stavano celebrando il sacrificio di Gesù sull’altarino portatile, non si sa; sappiamo che furono sorpresi da un gruppo di guerriglieri comunisti i quali hanno interrotto per sempre, su questa terra,  la meravigliosa avventura del giovane missionario e del suo catechista.

Per saperne di più;              
Borzaga Mario, Diario di un uomo felice, Vita Trentita editrice,   Trento, 2007            
Ciardi Fabio, Il sogno e la realtà, Mario Borzaga, martire, Ancora 2005.

Nella foto: Consegna a Roma dei documenti del processo diocesano felicemente chiuso a Trento.

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